Alla fine degli anni settanta l'Alfa Romeo decise di proporre una vettura due volumi da affiancare all'Alfasud nella fascia di prezzo più bassa del segmento C.
Piuttosto che creare una vettura completamente nuova, operazione inattuabile per tempi e costi, la dirigenza Alfa Romeo preferi utilizzare le scocche di un'auto già in produzione, adattandole alla meccanica derivata dall'Alfasud. La scelta cadde sulla Nissan Pulsar N10, anche se in realtà le scocche utilizzate sarebbero state quelle della successiva Nissan Pulsar N12. Venne, quindi, stilato un accordo di associazione temporanea globale con la Nissan in base al quale fu costituita una nuova società con sede in Italia, la Alfa Romeo Nissan Automobili S.p.A.
L'accordo societario, firmato a Tokyo il 9 ottobre 1980 da Takashi Ishihara e da Ettore Massacesi, presidenti rispettivamente di Nissan e di Alfa Romeo appariva piuttosto una novità in Europa, permettendo una completa fusione di sviluppo e commercializzazione del modello. La Nissan, servendosi dell'Alfa Romeo, potevano aggirare il contingentamento e i dazi doganali allora in vigore nella CEE per le importazioni di auto giapponesi.
I giapponesi avrebbero fornito il 20% del lavoro necessario all'assemblaggio di ogni vettura; le parti spedite dal Giappone all'Italia sarebbero state completate con meccanica e componentistica italiana.
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